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Fontamara



“Gli strani fatti che sto per raccontare si svolsero nel corso di un’estate a Fontamara. Ho dato questo nome a un antico e oscuro luogo di contadini poveri situato nella Marsica, a settentrione del prosciugato lago del Fucino, nell’interno di una valle, a mezza costa tra le colline e la montagna...”.

Con queste parole Ignazio Silone iniziava la presentazione del suo romanzo “Fontamara”, in poche pagine scritte a Davos, nei Grigioni, in Svizzera nell’estate del 1930, dove parlava anche del brigante Berardo Viola.

“A chi sale a Fontamara dal piano del Fucino il villaggio appare disposto sul fianco della montagna grigia brulla ed arida come su una gradinata. La parte superiore di Fontamara è dominata dalla chiesa col campanile e da una piazzetta a terrazzo, alla quale si arriva per una via ripida che attraversa l’intero abitato.

A chi guarda Fontamara da lontano, l’abitato sembra un gregge di pecore scure e il campanile un pastore.

Un villaggio insomma come tanti altri; ma per chi vi nasce e cresce, il cosmo.

L’intera storia universale vi si svolge: nascite morti amori odii invidie lotte disperazione”.

Silone parlava poi di Berardo Viola: “Quelli che non conoscono o hanno dimenticato questi fatti, ora sono facilmente ingiusti verso Berardo e preferiscono spiegare il suo destino rifacendosi alla vita del nonno, il famoso brigante Viola, l’ultimo brigante delle nostre parti giustiziato dai Piemontesi...”.