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Arti e mestieri, i canestrai



Cesare, Antonio,Lino, Alfredo e Gino sono gli artigiani del paese di Fiumata; osservando i vecchi del paese,hanno appreso l’arte del “canestraru” , o cestaio.

E’ questo uno dei mestieri più antichi delle terre de Cicolano,un matrimonio di fantasia e pazienza dove,intrecciando il vimine,con le sue mani,l’artigiano crea cesti di ogni tipo e forma,utilizzati dai contadini per la raccolta dei prodotti dell’orto e del frutteto oppure per i funghi o anche per le castagne.

Ancora oggi,possiamo imbatterci in cestai che espongono e vendono i loro prodotti soprattutto ai turisti,per i quali i cesti lavorati a mano rappresentano anche un oggetto ornamentale.

Antonio,lavora a giornata realizzando cesti e panieri,anche su commissione,che vengono poi venduti nei borghi vicini.

Nel mese di luglio l’artigiano raccoglie i vimini dalla pianta “salix viminalis” che nasce spontanea lungo gli argini dei torrenti,abbondante lungo il fiume Salto.

I vimini tagliati ad uno ad uno,si spogliano della corteccia con la “mordacchia”,un attrezzo in legno di ornello o nocciolo e si espongono al sole per l’essiccazione.

Successivamente il materiale viene raccolto in piccoli mazzi ed immerso nell’acqua per almeno un paio d’ore,in modo da poterli maneggiare e piegare con estrema facilità.

Inizia così la realizzazione di panieri e cesti.

La prima operazione,è la preparazione del fondo,per ottenere il quale si tagliano dodici bastoni “montanti” di vimini,tutti della stessa lunghezza,scelta in base alla grandezza del cesto che si vuole realizzare.

Solo sei di essi si
intagliano al centro e nelle fessure create si infilano i sei rimanenti.

Si ottengono così ventiquattro raggi,tra i quali,intrecciando vimini più fini,si termina il fondo.

Successivamente,si sistemano intorno a quest’ultimo, quarantotto vimini,due per raggio,di circa un metro di lunghezza che permettono di svolgere il paziente lavoro di tramatura,dal fondo dell’oggetto,fino all’altezza desiderata.

Terminata questa fase,il cesto viene rifinito con il “lappu” o orlatura e completato con il manico per il quale si attorcigliano in senso orario,da una parte sei vimini,poi altri sei,unendoli tra loro e ripetendo l’operazione dalla parte opposta.   In foto Antonio Di Cesare

                                                                                                                                              

                          Tratto da “Scenari” scritto da Domenico Di Cesare