Home > Documenti - Crediti insoluti

Documenti


I crediti insoluti delle popolazioni del Salto e del Turano nei confronti dell’Enel di cui ora beneficia l’Endesa società spagnola privata.

Un lungo imbroglio sul quale si è taciuto.


DOSSIER DEI VERDI DI RIETI


dicembre 2003

E' legittima la privatizzazione dell'Enel e, soprattutto la successiva vendita all'Endesa dei bacini del Salto e Turano? Se lo sta chiedendo l'Autorità garante per la concorrenza e il mercato che ha aperto un'indagine sull'intesa sottoscritta da Enel e alcune società del gruppo elettrico come Enel green power e gli altri produttori che hanno acquistato le Genco, le tre società di generazione cedute dal gruppo elettrico pubblico Endesa Italia, Edipower e Tirreno Power.

L'istruttoria dell' autorità garante per la concorrenza si concluderà nel marzo 2004 ed Ëèindirizzata a verificare la legittimità del sistema di formazione dei prezzi per fornire l'elettricità ai clienti vincolati, ossia quelli che non possono scegliersi un altro produttore.

Per noi della provincia di Rieti il problema è un altro.

Dove sono finiti i crediti che le popolazioni delle valli del Salto e del Turano avevano nei confronti prima della società Terni, poi dell'Enel ?

Sono transitati anche questi all'Endesa? Non ci risulta, e il fatto è da ritenersi gravissimo da più punti di vista.

Il primo è quello obiettivo. All'atto della realizzazione dei due bacini tante opere che dovevano essere realizzate dalla ditta concessionaria non furono mai realizzate producendo un evidente arricchimento indebito della stessa Società, e una vertenza che si è protratta per decenni e mai conclusa.

Privati e comuni muovevano le loro rivendicazioni nei confronti dello Stato ed esse stavano dentro un quadro delineato da una grande opera pubblica realizzata per il bene nazionale.

E' emblematico quanto si legge negli anni '50 in una relazione del consorzio Salto-Velino formato da tutti i comuni creditori dell'ENEL dove si parla di "innegabili vantaggi da parte della Società concessionaria", e si aggiungeva che "in definitiva è vantaggio dello Stato".

Quindi le rivendicazioni di allora si muovevano dentro questa ottica, ma oggi che tutto questo Ë diventato di una società privata? E' legittimo trascurare quanto l'ENEL doveva alle comunità del Salto e del Turano.

Ma vediamo sinteticamente di ricostruire la vicenda.


a- Con R.D. 12/7/1923 veniva approvato il progetto degli invasi del Salto e Turano concessi al "Consorzio Velino" mentre l'esecuzione dei lavori fu della "Terni. Società per l'industria e l'elettricità" I lavori furono dichiarati di pubblica utilità. Si concretizzava cosi un progetto che in realtà era stato ideato nei primi anni del '900.

b- Con D.M 16/12/1936 n. 4777 il Ministero dei Lavori pubblici dichiarò tali lavori urgenti e indifferibili

c-I Lavori del progetto furono avviati nel 1936 e conclusi nel 1938.


Furono espropriati per pubblica utilità 845 ettari della Valle del salto e 535 Ettari della Valle del Turano con la seguente ripartizione per comune.



BACINO DEL SALTO ETTARI BACINO DEL TURANO ETTARI

Petrella Salto Fiamignano Pescorocchiano Marcetelli Ascrea Varco Sabino 430 70 85 10110140 Castel di Tora Roccasinibalda Ascrea Paganico Colelgiove Pozzaglia 295 80 55 60 10 35



Tra il 1936 e il 1939 si effettuano venne di fatto espropriato tutto il territorio agricolo delle due valli sottraendolo alla produzione, unica fonte di vita in zone prevalentemente montane come quelle.

Il prezzo di esproprio fu irrisorio ma il problema davvero drammatico fu quello che i privati ricevettero quanto dovuto per le proprie case e i propri terreni subito prima della guerra e,subito dopo, a causa della tragica svalutazione monetaria di quel periodo, non si ritrovarono in mano neanche quelle cifre di esproprio sottostimate, ma poco più che carta straccia. Sarà qui sufficiente ricordare la svalutazione del 41% del 1936 in seguito all'eliminazione dell'obbligo della copertura in oro della moneta circolante. e la paurosa inflazione successiva. E' sufficiente ricordare come nel 1943 l'oro valeva 21.38 lire al grammo, solo due anni dopo già 112.53 lire e nel 1948 il suo prezzo era di ben 646.64 lire

Il commissario prefettizio di Colle di Tora D'Amico scriveva in quegli anni "questa povera gente, ignara del diritto e delle astruserie della legge, oggi estromessa dalla casa e dalla terra che rappresentava la propria vita e della famiglia, con fra le mani del denaro, se pur sia stato conservato, perduto di valore, morte tutte le accese speranze, esasperata dalla miseria, debba accusare la universale indifferenza..:"


I lavori di costruzione delle due dighe avevano impiegato manodopera locale, ma alla fine gli abitanti erano rimasti senza terra, molti senza casa. Un intero Paese, Borgo S. Pietro, era finito per intero sotto le acque insieme a frazioni e decine e decine di case, cimiteri strade ecc. Le basi di vita in quel territorio erano state definitivamente compromesse I tassi di spopolamento negli anni successivi furono drammatici. 60-70% con indici non riscontrabili in nessuna parte d'Italia.


La gente resto aggrappa per quanto possibile al territorio. Si coltivavano i lembi di terreno non ancora sommersi delle acque del lago la cui altezza massima era prevista di 450 metri, livello che fu raggiunto negli anni '40 sottraendo l'ultimo scampolo di possibilità esistenziale per i contadini della zona.


In quel periodo si operò in modo quantomeno disinvolto da un punto di vista giuridico.

Basti pensare che la legge applicata per gli espropri fu quella del 25/06/1865 n. 2359, mentre quella sulle acque sugli impianti elettrici era quella del T.U. R.D del 1933 n. 1775.


L'art. 11 di quest'ultimo prevedeva che a salvaguardia degli interessi delle popolazioni e per il rispetto contrattuale, tutta l'opera doveva essere realizzata in base ad un disciplinare che avrebbe dovuto redigere il Genio Civile di Rieti.


E' sconcertante ma questo strumento che avrebbe dovuto garantire privati e comuni anzichè precedere l'inizio dei lavori fu approvato dal Ministero dei Lavori Pubblici solo nel 1950 (sott. Il 22 giugno 1950 repertorio 8510) e registrato alla Corte dei Conti il 7 gennaio 1951 (Reg. 3 fog. N.129). Quindi lo strumento che avrebbe dovuto tutelare i territori interessati nella realizzazione dell'opera, venne approvato oltre 10 anni dopo che questa si era già conclusa.

Non solo ma lo stesso Ministero dei Lavori Pubblici emanò il decreto definitivo di costruzione in base al cui art. si legge:


"..E’ concesso al consorzio del Velino di costruire due serbatoi artificiali , uno sul fiume Salto con sbarramento alle balze di S. Lucia, l'altro sul fiume Turano con sbarramento a Posticciola "


Non ci sarebbe niente da obiettare a parte il fatto che tale decreto definitivo di concessione Ë datato 9 febbraio 1951, quindi 11 anni dopo che tali opere erano già state realizzate.


Insomma gli elementi di dubbio non sono pochi sul percorso formale con cui venero realizzate queste opere.


La società costruttrice operò per tutta la durata dei lavori non con un preciso disciplinare, ma con uno "Schema di disciplinare" redatto dal Genio Civile di Rieti. Insomma con uno strumento malcerto modificabile in corso d'opera. Specificando però che non erano le opere a modificarsi nel corso della realizzazione, ma le regole in base alle quali queste dovevano essere realizzate

Malgrado questo furono tantissime le cose che l'allora Società Terni avrebbe dovuto realizzare e non ha mai realizzato.

Vediamole Comune per comune:


Colle di Tora:

Fu tra i comuni più penalizzati dalla realizzazione della diga del Turano

Schematicamente questi sono i principali crediti verso l'allora Società Terni, poi Enel.



STRADE

1 - Venne sommersa la strada provinciale dalla diga di Posticciola a Castel di Tora

2 - Venne sommersa la strada comunale carrozzabile che collegava Colel di Tora alla via provinciale.

3 - Venne sommersa la strada secondaria che collegava Colle di Tora a Castel di Tora

4 - Vennero sommerse numerose strade mulattiere e vicinali

La strada provinciale venne ricostruita

La strada comunale no, in quanto il congiungimento con il centro abitato venne garantito dalla stessa strada provinciale. Ma questo Ë stato un guadagno illegittimo della Terni

Per altro la strada comunale era stata realizzata dal Comune di Castel di Tora nel 1927. Il costo fu di un milione di lire. Il comune contrasse un mutuo di 750.000 lire con la Cassa Deposito e Prestiti. Il mutuo doveva ancora essere estinto, ma di fatto la strada non c'era più. Il fatto ha dell'incredibile perchè la strada comunale di Colle di Tora era in realtà prevista nel progetto della variante per la ricostruzione della strada

Ne la strada secondaria per Castel di Tora, ne le mulattiere e le strade vicinali vennero mai ricostruite.

Va specificato che la ricostruzione delle strade sommerse era specificatamente prevista nel disciplinare del Genio Civile di Rieti dove si legge che:

"Per le strade provinciali o comunali costruire a cura del Consorzio del Velino (Terni) in sostituzione di quelle andate sommerse.."

5 - Le strade comunali furono occupate dalla Società terni senza alcuna disposizione di legge.

L'occupazione non era prevista neanche nel paino particolareggiato di esecuzione. Il comune non ricevette mai ne richieste, ne notifiche di occupazione.


ACQUEDOTTO

Una parte dell'acquedotto del paese andò sommersa. La Società Terni si era impegnata a ricostruirlo visto che esisteva un progetto di rifacimento del Comune del 1938.

Lo stesso disciplinare prevedeva appunto la ricostruzione di ogni pera pubblica che sarebbe andata sommersa.

Lo stato non accordò mai il contributo al comune per la ricostruzione dell'acquedotto e la Società Terni non elargì alcun indennizzo. Un altro guadagno illecito.


EDIFICIO SCOLASTICO:

Andò sotto al lago anche il grosso edificio di proprietà dell'Università Agraria che ospitava le scuole elementari, l'asilo e altri uffici.

Ne venne ricostruito uno ma era appena sufficiente per l'asilo ma non per le scuole elementari, ne per gli uffici.


ALTRE RIVENDICAZIONI DI COLLE DI TORA

a- Abitazioni private sommerse da ricostruire e altre da consolidare o da espropriare perchè troppo vicine al lago.

b- Acquisto di aree fabbricabile per la ricostruzione delle abitazioni sommerse

c- Consolidamento della cinta costiera del lago in conformità a quanto stabilito dal disciplinare del Genio Civile

d- Liquidazione al comune del diritto di uso civico gravante sulle terre sommerse

e- Liquidazione a favore del Comune del provento che gli derivava dalla sovrimposta sui terreni

f- Liquidazione a favore del comune del provento mancato a causa dell'esodo dei cittadini


PETRELLA SALTO:


a - Gli abitati di Borgo S. Pietro, Fiumata e Teglieto furono sommersi e ricostruiti, ma ancora nel 1955 non erano stati consegnati al comune.

b - Erano stati ricostruiti gli acquedotti di Fiumata e Teglieto ma il comune non poteva neanche prenderli in consegna in quanto l'acqua era soggetta a continui intorbidamenti.

Offeio era poi rimasta senza acqua

Era nel frattempo nata la borgata Diga del Salto proprio in funzione della costruzione della diga, ma il paradosso era che questa era senza energia elettrica.

c - Il Cimitero di Teglieto era andato sommerso e la Soc. Terni doveva ricostruirlo ma nel 1955 i lavori non erano neanche iniziati


ASCREA

Ha avuto fette di territorio sommerse sia dal lago del Salto che da quello del Turano, rispettivamente per 110 e 55 ettari.

A - Da subito si lamentò una riduzione dei raccolti agricoli di oltre il 50%, così come dell'allevamento del bestiame. Tutto il territorio utile era finito sotto le acque.

Si era tornati a coltivare nella montagna di Bulgaretta, ma non c'era pi˘ il ponte sul Turano sommerso e gli abitanti erano costretti ad un lungo giro per utilizzare il nuovo.


B - 15 strade comunali e mulattiere erano andate sommerse


C - Tutte le sorgenti nei pressi del Turano si erano prosciugate

Nel territorio di Stipes alcune sorgenti da roccia calcarea erano andate sommerse


C - Numerose fonti e fontanili furono sommersi


CITTADUCALE

Il comune di Cittaducale aveva le seguenti questioni pendenti con la soc. Terni:

- Rivalsa sui diritti rivieraschi in base alla legge 2/12/1933 e succ. mod. n. 1775

- Indennità di esproprio dei beni occupati

- Indennità delle servitù di elettrodotti sui beni comunali

- I diritti di galleria

- Rimessa in uso delle strade comunali danneggiate per i lavori

- Riparazione del ponte sul Velino nei pressi della stazione danneggiato a causa dei lavori

- Pagamento del taglio dei boschi effettuati per i lavori

- Ecc. ecc.


FIAMIGNANO

- Sommersione della sorgente "Macchia Timone" nella frazione di S. Ippolito

- Somemrsione di numerose strade vicinali

- Occupazione di suolo pubblico senza corresponsione di indennità da parte della soc. terni

- Gli abitanti erano stati privati dell'unica fonte di reddito

- L'amento delle nebbie dovuto alla presenza del lago causava gravi danni ai castagneti


PAGANICO


- Distrutte tutte le sorgenti.

- Molte strade comunali e vicinali sommerse

- Diminuzione della popolazione da 1000 abitanti del 1936 a 570 nel 1955

- Suolo pubblico occupato senza indennità


CASTEL S. ANGELO:


- Liquidazione per l'attraversamento nel comune del canale Sigillo- Cotilia per 3 Km.


MARCETELLI

- Una parte della strada rotabile e numerose mulattiere erano state sommerse dal lago e mai ricosrtruite


ROCCASINIBALDA

- Soprattutto l'enorme riduzione della portata d'acqua dell'acquedotto di Posticciola causata dalla costruzione della galleria di connessione tra i due invasi


In sintesi le questioni rimaste aperte possono sintetizzarsi nei seguenti raggruppamenti:


1- Questioni per le quali si può fare diretto riferimento al disciplianare emanato il 22/06/1950


- VIABILITA' (strade sommerse e non ricostruite dall'ENEL)

- ESPROPRI, malpagati a volte mai pagati

- DEFLUSSO DELLE ACQUE, (sorgenti, acquedotti, opere idrauliche in genere sommerse nel lago o danneggiate a causa della sua costruzione)

- SISTEMAZIONE DEGLI ABITATI, edifici non ricostruiti, o ricostruiti in modo inadeguato.



2 - Questioni generali non riconducibili al disciplinare tecnico ma che in ogni caso testimoniano significativi danni territoriali

- ESODO, I centri delle valli, soprattutto alcuni ebbero tassi di spopolamento tra i più alti d'Italia a causa della sottrazione per esproprio dell'unica area territoriale utili alla produzione agricola, unica fonte di sostentamento della zona.

- MANCATO INTROITO ERARIALE. I comuni non ricevettero pi˘ le imposte erariali sui terreni privati sommersi dalle acque e questo produsse una drastica riduzione delle proprie capacità finanziarie.


Le battaglia per ottenere indennizzi reali dall'ENEL non Ë nuova ne riguarda solo il nostro territorio.


Nel 1955 nacque un forte dei comuni rivieraschi d'Italia . Una circolare inviata dal comune di Aosta anche ai comuni delle valli del Salto e del Turano era intesta: "LE SOCIETA' ELETTRICHE RUBANO AGLI INDIFESI COMUNI MONTANI DECINE DI MILIARDI L'ANNO".

Le rivendicazioni si basavano sostanzialmente su un punto.

Nel 1953 era stata emanata una legge (legge del 27 dicembre 1953 n. 959) che istituiva un sovracanone a carico dell'ENEL di 1300 lire per ogni Kw risultante dalla concessione da corrispondersi ai comuni dei bacini imbriferi.

Nel 1952 era stata approvata la legge sulla montagna, Legge del 25 luglio 1952, n. 991

Le società idroelettriche si rifiutavano di versare quanto dovuto ai comuni e in due anni fu calcolato che il loro debito era di circa 26. miliardi l'anno.


In realtà alla fine l'ENEL versò delle somme , in tutto 423 milioni, ma tutti ai bacini imbriferi delle province di Aosta, Novara, Brescia, Bergamo, Belluno. Bolzano e Vicenza. Nulla a quelli di Rieti.

Nel verbale del Consiglio di Amministrazione della Società Edison del 19 marzo 1955 si legge che "..L'onere per la nostra società non è stato ancora accertato, ma se dovessero avere applicazione questi decreti esso sarebbe di oltre un miliardo di lire. "

Era ovvio che sia l'ENEL che le altre società elettriche erano intenzionate a fare del tutto per non pagare quanto stabilito dalla legge.

Nel 1954 (decreto ministeriale del 23 aprile 1954 L.P., n. 72349) vennero liquidati i comuni del bacino imbrifero del Velino che erano Terni, Rieti, Labro, Contigliano, Rivodutri, Cerreto di Spoleto, Vallo di nera, Montefranco, S.Anatolia di Narco, Scheggiono, Ferentillo, Arrone, e le province di Terni, Rieti e Perugina. Le cifre furono irrisorie:

Complessivamente 2.227.724 per il periodo 1925-1946

Complessivamente 4.050.000 per il periodo 1/1/1947-31/12/1948.

Complessivamente 8.100.815 dal 1 gennaio 1949.

Applicando la misura di Lire 2 per ogni HP tassabile.


I Comuni chiesero che tali cifre fossero adeguate ai parametri della nuova legge 4 dicembre 1956 n. 1377.


La legge del 1956 stabiliva che la misura del sovracanone doveva essere correlata in funzione delle condizioni economiche dei comuni e dei benefici che questi avevano ottenuto nella realizzazione degli invasi. (impiego di manodopera, nuove strade ecc.)

I parametri del sovracanone erano i seguenti in base alla legge 21 dicembre 1961 n. 1501:

Lire 436 per il periodo 1/1/1957-31/12/1962, e lire 800 dal 1/2/1962 in poi


Si stimolarono incontri tra l'ENEL e i comuni interessati per arrivare a forme di transazione. I comuni si accontentarono di cifre minime pur di ottenere qualcosa.

Gli impianti a cui si fa riferimento erano quelli utilizzati dalla Soc. Terni, poi ENEL

1- Gruppo del Galletto

2- Monte Argento

3- Recentino

4- Gruppo Cotilia con le derivazioni Alto Velino, Salto e Turano


Complessivamente venne calcolato che per l'impianto di Cotilia il sovracanone da pagare era di oltre 100 milioni, ma non era stato fatto alcun decreto in proposito ne si era studiata una ripartizione tra gli enti interessati


Il primo ad avvertire il bisogno di mettere in campo questa battaglia fu l'allora sindaco di Rieti Angelo Sacchetti Sassetti nel luglio 1947 che invitò tutti i comuni interessati ad una specifica riunione senza però riscontrare grande interesse da parte degli amministratori.

I Comuni che Sacchetti Sassetti intese coinvolgere fuono: I Comuni erano: Antrodoco, Ascrea, Belmonte, Cittaducale, Colelgiove, Concerviano, Castgel di Tora, Castel S. Angelo, Fiamignano, Longone, Paganico, Pescorocchiano, Petescia (Turania), Petrella Salto, Posta Pozzaglia, Roccasinibalda, Varco, labro, Consigliano, Poggio Bustone.



La questione sembrava svanita nel nulla ma a rilanciarla nel 1953 furono i parlamentari Elettra Polalstrini e Lionello Matteucci che parteciparono ad uno specifico incontro a Spoleto e posero il problema della partecipazione della provincia di Rieti al movimento dei comuni umbri. In realtà a quell'incontro non partecipò alcun amministratore locale della provincia di Rieti.

Arrivò un sollecito ufficiale da parte della Provincia di perugina quella di Rieti (lettera del 16 febbraio 1953 del pres. Della Prov. Di Perugina al Pres. Della Prov. Di Rieti.)

Due anni dopo nacque il Consorzio Salto-Turano composto dai comuni della provincia di Rieti creditori nei confronti dell'ENEL.